NAPOLI. È Angelo Napolitano l’imprenditore a capo della Napolitano Store, società finita nel mirino della Guardia di Finanza di Napoli per gli smartphone venduti in nero. Napolitano è il TikToker che assieme a Rita De Crescenzo, lo scorso mese di luglio, girò un video dagli uffici di un consigliere regionale campano di Azione (poi sospeso dal partito), nel quale sventolava una bandiera tricolore mentre De Crescenzo cantava. Con loro era presente anche il consigliere Pasquale Di Faenza che è stato sospeso dal partito.
Questa mattina militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari di Nola, di beni mobili e immobili per un valore complessivo di 5.740.561 euro nei confronti della Napolitano Store di Casalnuovo di Napoli (NA), esercente il commercio di elettrodomestici e di telefoni cellulari, e del suo amministratore.
Le indagini sono relative ad una frode all’IVA realizzata dalla predetta società, mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, senza applicazione dell’imposta, nei confronti di società “cartiere” prive di dipendenti e di reale operatività e sistematicamente inadempienti agli obblighi tributari.
Le false fatture e l’evasione dell’IVA erano funzionali a giustificare contabilmente le vendite “in nero” effettuate a privati consumatori a prezzi significativamente inferiori rispetto a quelli proposti dalla Grande Distribuzione Organizzata e dalle stesse società produttrici. Ad esempio, per uno smartphone di ultima generazione, il prezzo proposto al pubblico era inferiore anche di 400 euro rispetto a quelli mediamente praticati sul mercato.
La vendita alla clientela a condizioni illecitamente vantaggiose si concretizzava, tuttavia, solo se il pagamento avveniva in contanti e, preferibilmente, con banconote da 100 euro. ln questo caso, al cliente veniva consegnata una “bolletta” priva di validità fiscale (molto simile ad un normale scontrino), elaborata con un apposito software gestionale e in cui veniva indicato il codice IMEI del telefonino venduto. Tale “doppia contabilità” permetteva di giustificare l’uscita dal magazzino della merce, monitorare le vendite effettuate e assicurare agli acquirenti l’eventuale sostituzione dei prodotti.
La società oggetto d’ indagini, che pubblicizza quotidianamente la propria attività sul social “Tik Tok”, ha così conosciuto, negli ultimi anni, una esponenziale e anomala crescita del fatturato (da 2,2 milioni di euro nel 2017 a 20,8 milioni di euro nel 2023).
Su queste basi, accogliendo la richiesta di questa Procura, il G.I.P. del Tribunale di Nola ha disposto il sequestro preventivo dei beni della società e del suo rappresentante legale, formalmente nullatenente, tra cui un immobile sito a Napoli nel quartiere Gianturco ed uno yacht di 16,5 metri, entrambi risultati intestati fittiziamente a terzi.
